
“First online” has published an article in Italian in which it introduces the book by Guido Bosticco, Giovanni Battista, and Magnoli Bocchi entitled “How social media killed communication.” The report highlights the salient aspects of the authors’ reasoning regarding the damage that social media has produced on communication.
In summary, it can be said that quality communication had to give way to hit-and-run communication structured to become viral. As if to say, communication does not (anymore) aim to inform and generate discussions and a severe comparison, but has the intent to produce content that becomes viral. Thus, if a topic does not interest the mass, it is preferred not to talk about it; if a way of exposing a question is not successful in terms of sharing, we prefer to change it; if short content with a strong visual and emotional impact generates interest, it is preferred over long but more informative content. So far, I have nothing to say otherwise.
The problem arises when the authors begin to list a series of Social Networks that, in the era of the new digital economy, would have been a flop. Among them, they mention Tumblr, Google + (which no longer exists), Vine, MySpace, and … (incredible, but true) Second Life. Too bad that Second Life is not a social network or, at least, it is not just a social network. Second, Life is, first of all, a virtual world, one of the few remaining and certainly (so far) the most successful. Second Life has been able to create a real economy that works within the virtual world, creating jobs for several people who draw on Second Life as a source of income.
The authors of “How social media killed the communication” claim that Second Life is now only for a few niche users.
LEGGI IN ITALIANO
“First online” ha pubblicato un articolo in italiano in cui introduce il libro di Guido Bosticco, Giovanni Battista e Magnoli Bocchi intitolato “Come i social hanno ucciso la comunicazione“.
L’articolo mette in risalto gli aspetti salienti del ragionamento degli autori relativo al danno che i social media hanno prodotto sulla comunicazione. In sintesi si può dire che la comunicazione di qualità ha dovuto lasciare il posto alla comunicazione mordi-e-fuggi strutturata in modo da diventare virale. Come a dire, la comunicazione non ha (più) lo scopo di informare e generare discussioni e un confronto serio, ma ha l’intento di generare contenuti che diventino virali. Così, se un argomento non interessa alla massa, si preferisce non parlarne; se un modo di esporre una questione non ha successo in termini di condivisione, si preferisce cambiarlo; se i contenuti brevi e di forte impatto visivo ed emotivo generano interesse, essi sono preferiti rispetto a contenuti lunghi ma più informativi.
Fin qui non ho nulla da dire in contrario.
Il problema nasce quando gli autori iniziano ad elencare una serie di Social Network che, nell’era della nuova economia digitale, sarebbero stati un flop. Tra di essi menziona Tumblr, Google + (che non esiste più), Vine, MySpace e…(incredibile, ma vero) Second Life.
Peccato che Second Life non è un social network o, quantomeno, non è solo un social network. Second Life è, innanzitutto un mondo virtuale, uno dei pochi rimasti e sicuramente (finora) quello di maggior successo.
Second Life ha saputo creare una vera e propria economia che funziona all’interno del mondo virtuale, creando lavoro per diverse persone che attingono a Second Life come fonte di reddito.
Gli autori di “Come i social hanno ucciso la comunicazione” sostengono che Second Life è ormai solo per pochi utenti di nicchia. Sicuramente siamo lontani dal boom del 2006-2007, ma sostenere che Second Life sia un flop con un introito di 60-70 milioni di dollari l’anno mi sembra eccessivo.
Sappiamo che ci sono stati finanziatori importanti agli esordi di Second Life: persino Jeff Bezos finanzò il progetto.
Insomma, se è vero che i social network, per alcuni versi, hanno ucciso la comunicazione, è anche vero che non si può fare “di tutta l’erba un fascio” e, soprattutto, non si possono paragonare le patate con le cipolle. Se vogliamo fare un confronto serio, dobbiamo raffrontare Second Life con un altro mondo virtuale simile, come High Fidelity, SineSpace, Sansar, per fare alcuni esempi. Non so che senso abbia confrontare Second Life con Tumblr o con Google+: in nessuno di questi due casi abbiamo una realtà virtuale paragonabile a SL.
Per concludere, il libro “Come i social hanno ucciso la comunicazione” mi sembra inserirsi nell’elenco degli articoli/libri che parlano di Second Life, senza avere una idea chiara di cosa realmente sia (né degli introiti che genera ogni anno per i creators). Second Life è per pochi utenti di nicchia, insomma. Pochi utenti che producono 60-70 milioni di dollari di entrate ogni anno. Pochi, ma buoni, insomma.
References
First Online’s article: Tumblr e non solo: storie di flop nei social media
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